Quasi sempre la Sardegna viene affiancata ad immagini di mare turchese, lunghe spiagge bianche e alte scogliere frastagliate; se ci si spinge verso l’entroterra però si scoprono suggestivi panorami che non si pensava appartenessero a quest’isola, che riescono a catturare e ad emozionare e che trasformano una semplice vacanza sdraiati sulla sabbia in un tour a base di montagne verdi, placidi laghi, una fitta macchia mediterranea e larghe vallate verdi attraversate da fiumi.
Per godere al massimo di una vacanza non c’è cosa migliore che affidarsi al turismo attivo, ovvero tutte quelle tipologie di fruizione turistica del territorio che non si limitano solo alla pura osservazione ma coinvolgono il visitatore in una vacanza ricca di attività.
Proprio qualche giorno fa ho avuto l’occasione di partecipare ad una giornata di turismo attivo tra i territori di Dorgali e Oliena, grazie al progetto Sardinia Tourism Call 2 Action organizzato dall’Aeroporto di Olbia e dall’Assessorato al Turismo della Sardegna (qui trovate anche il profilo Instagram), svolto a promuovere il turismo dell’isola.
Una bellissima full immersion nella natura selvaggia e incontaminata, lontano dai normali percorsi turistici e a stretto contatto con storia e tradizione che da sempre contraddistinguono il cuore dell’isola.
TOUR NELL’ENTROTERRA DELLA SARDEGNA
Il sole risplende nel cielo e non c’è un filo di vento, una giornata perfetta per andare in avanscoperta! Il mattino inizia in riva al fiume Cedrino, circondati da alti canyon e immersi nella vegetazione verde che si aggrappa quasi possessiva alle pareti rocciose tutt’intorno.
Ci infiliamo dentro i kayak e prendiamo confidenza con queste piccole imbarcazioni colorate che continuano a dondolare ad ogni minimo movimento; capiamo subito il motivo per cui la guida ci ha assolutamente consigliato un cambio vestiti da lasciare sul bus (ricordatelo anche voi, mi raccomando!).
Con piccole remate ci addentriamo nel cuore della gola e ben presto il silenzio, interrotto solo dal suono dell’acqua, ci avvolge come in un abbraccio. Ci muoviamo lentamente risalendo il fiume e osservando estasiati il paesaggio circostante, un misto di scure rocce basaltiche, che non sembrano neppure opera di madre natura vista la tanta perfezione, e il susseguirsi di rocce calcaree bianche.
A destra si intravvede l’altopiano del Gollei originato circa 3 milioni di anni fa da una colata vulcanica e dall’altro lato del fiume, nell’antico guado sopra ad una collina, sorge fiera la piccola chiesetta campestre di San Pantaleo, raggiungibile solo in canoa e per questo ancora più suggestiva e misteriosa.
Il Cedrino continua a comparire e scomparire tra strette pareti granitiche fino a giungere, dopo 5 chilometri, in prossimità della zona di Su Gologone, la più importante sorgente di tipo carsico dell’isola dal quale si genera un piccolo torrente che alimenta il fiume.
Dopo aver lasciato i kayak sulla riva e aver costeggiato alcuni corsi d’acqua gelida (attraversandoli due volte) ci ritroviamo nella zona di entrata alla sorgente.
Ai piedi del monte Uddè, nel Supramonte di Oliena, si trova un piccolo lago che spicca per i suoi colori che vanno dallo smeraldo al turchese e per la sua collocazione, incastonato tra due alte pareti di roccia. Sembra tutto qui, ma sotto a questo laghetto verso le viscere della terra, si nascondono 135 metri di profondità esplorati nel 2010 da Alberto Cavedon.
Proprio per il suo grande tesoro naturalistico, archeologico e storico, Su Gologone attira tantissimi speleosubacquei da ogni angolo del mondo, curiosi di esplorare e conoscere questo misterioso e grande “contenitore d’acqua”.
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Il nostro tour nell’entroterra sardo prosegue con un delizioso pranzo a base di prodotti tipici della regione storica della Barbagia. All’interno del Hotel Su Gologone ci lasciamo letteralmente prendere alla gola dalla combinazione della tradizione, della cura nel dettaglio e della qualità.
Il profumo del maialetto arrosto, cucinato proprio davanti ai nostri occhi nel cammino della sala, l’arredamento simbolo dell’artigianato della Sardegna e l’esplosione di colori che invadono tutto l’hotel sono solo alcuni dei punti forti che ci accolgono e ci fanno sentire come a casa.
Dopo esserci rilassati tra le bellissime terrazze con semi vista sul Monte Corrasi, riprendiamo la nostra giornata di turismo attivo in sella alle bici elettriche.
Partendo dall’hotel ci dirigiamo verso le colline interne, percorrendo una strada in salita finché l’asfalto non cede il posto allo sterrato. Le montagne si aprono lasciando intravvedere un’immensa vallata dal verde sgargiante, illuminata dalla luce del sole ormai a metà del suo tragitto giornaliero: ci troviamo nella Valle di Lanaitho, una delle zone più conosciute e frequentate dagli amanti dei trekking e delle escursioni. È il paradiso!
Colori saturati naturalmente, forti contrasti tra il duro grigio delle rocce e il morbido verdeggiante dell’erba, e il lungo serpeggiare dei sentieri che definiscono maggiormente le bellezze dei campi rigogliosi.
Pedalata dopo pedalata giungiamo alla grotta di Sa’Ohe, in italiano “la voce”, nascosta tra piante secolari vicino al villaggio nuragico di Sa Sedda e Sos Carros. Riconosciuta come una delle più grandi in Europa è caratterizzata da chilometri di gallerie e zone ampie alte anche 100 metri, dove hanno casa diversi laghi.
Vista la sua grandezza la visita si svolge solo nel primo tratto, lasciando una più approfondita scoperta agli speleologi.
Se durante il nostro tour la grotta risultava asciutta e accessibile a piedi, quando si hanno giornate di piogge incessanti vi è un innalzamento del fiume sotterraneo, che fuoriesce con una grande pressione all’esterno e si riversa sulla valle di Lanaitho.
Ormai all’imbrunire ci avviamo verso casa passando sotto dei lunghissimi viali alberati e collegandoci alla strada che abbiamo fatto all’andata.
Circa 15 km di montagne granitiche, natura aspra e selvaggia, caprette che si arrampicano sulle rocce e il profumo dell’aria buona, lontano dal frastuono e smog della città.
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La giornata con Sardinia Tourism Call 2 Action si conclude con un bellissimo tramonto sul viso e la voglia di scoprire altre zone della Sardegna vivendo appieno la natura circostante, che sia su un kayak o con l’ebike, con una passeggiata a cavallo o un’immersione di snorkeling, tutto ciò che coinvolge attivamente e rende l’esperienza ancora più bella!
Una delle cose che più incuriosiscono del territorio in cui si è svolto il tour è il fatto che tutto è collegato. Ad esempio la Grotta di Sa’Ohe è collegata alla sorgente di Su Gologone, mentre dalla Valle di Lanaitho si può raggiungere il suggestivo sito di Tiscali, avventurarsi sulla ferrata di Pentumas o ancora più a sud esplorare il canyon di Gorropu, ritenuto uno dei più profondi d’Europa.
Che ne dite, vi è venuta voglia di scoprire questo angolo nell’entroterra della Sardegna?